Quando il tennista brasiliano “Guga” Kuerten vinse, qualche anno fa, gli “Internazionali d’Italia”, sul centrale del Foro Italico, un giornalista gli chiese se si sentiva un po’ l’ottavo re di Roma, lui rispose che l’unico ottavo re di Roma era e sarebbe stato sempre Paulo Roberto Falcão. E aveva ragione. Falcão, il divino, il Von Karajan del calcio, campione anche senza palla, dall’intelligenza tattica sopraffina. Un signore incontrastato del tempo e dello spazio di gioco, un “Mastro Hora” del pallone. L’allenatore in campo, capace di difendere (quanti gol salvati!), di impostare, di attaccare, con un’eleganza clamorosa. Centromediano metodista completo. E pensare che quando Viola non riuscì ad acquistare Zico e dirottò su di lui (forse già di un Milan prossimo alla B) ne fummo tutti scontenti. Non lo conosceva nessuno,… ma Viola sborsò un milione e mezzo di dollari e un ingaggio di 250 milioni all’anno. A quell’epoca, sono in pochi a ricordarlo, aveva i baffi. Oggi è stato definito, da una autorevole giuria di esperti, il 9° calciatore di sempre. Il 29 agosto 1980, “Il belo uòmo chi vive in Rroma…”, secondo una nota canzone di Jorge Ben, esordì all’Olimpico contro la sua ex squadra, l’Internacional di Porto Alegre: 2-2. Dall’altra parte il suo “mezzo sosia” triste, Joao Batista, autore anche di un gol. Bastò un palleggio a centrocampo del nostro numero 5 ad annientarlo. Normale amministrazione rispetto a quello che accadrà in seguito, dal 17 ottobre in poi, data del suo primo gol in gare ufficiali, il terzo dell’incontro di Coppa delle coppe, “Roma – Carl Zeiss Jena”. Quanti ricordi… Alzi la mano chi ha in mente la sua prima rete in serie A, contro il Bologna. Che volèe! E il tacco smarcante per Pruzzo in “Roma – Fiorentina”?; la punizione-scudetto in “Roma – Avellino”?... Veli, finte, assist… Eder, per il gol in “Brasile – U.R.S.S.”, del 1982, lo starà ancora ringraziando. E Zoff non continuasse a dire che il suo bolide fu deviato da Bergomi. Ma ve la ricordate la finta preparatoria?  Oggi se ne può parlare con assoluta tranquillità. Solo 38 presenze e 9 reti nella seleçao, ma che marchio indelebile ha lasciato. Paulo Roberto, la mamma Azise e il procuratore Cristoforo Colombo, che lo voleva all’Inter ma incontrò la dura opposizione di Giulio Andreotti... E quanti infortuni a quel ginocchio… “Angelo leggermente perverso nel suo ostentato candore” (Oliviero Beha). Grandissimo, grandissimo!!! Anche se un’ombra c’è e ancora adesso non so perché. Quel rigore, quello della vita… di quel maledetto 30 maggio 1984! Perché non andò sul dischetto? Sarebbe stato il 6° tiratore? Diego avrebbe calciato per primo. Paulo Roberto, se hai avuto paura di sbagliare un calcio di rigore, beh, è stato       proprio un peccato, come dice il “poeta”, “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”… Inoltre, perché chiedere un aumento di stipendio proprio prima della finale… Dopo un’esperienza non troppo esaltante da c.t. della sua nazionale, oggi fa il commentatore di calcio alla televisione brasiliana. Carmelo Bene disse di lui:”Falcao non è un calciatore, è un fenomeno artistico, un grande artista paragonabile a un grande direttore d’orchestra, a un musico del gioco.”. Tanto per restare nel panorama delle manifestazioni artistiche, seppur molto, ma molto minori, una strofa da un 45 giri di Tony Martino:”…co’ Falçao pure er core s’è cambiato, e cor giallo pure er rosso s’è ‘nfocato!”. Ventidue partite e un gol in Coppa Italia; otto presenze e una rete in Coppa dei Campioni; sette partite  e un gol in Coppa delle Coppe; otto presenze e due reti in Coppa U.E.F.A.