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ROMA - E' morto Nils, il Barone. 
				Aveva 85 anni, il Mister. Il decesso è avvenuto a Cuccaro, in 
				provincia di Alessandria, dove l'ex campione di calcio, in campo 
				e in panchina, aveva 
				una tenuta agricola.
				
				Nato a Valdemarsvik, in Svezia, nel 1922, "Il Barone", come lo 
				chiamavano i tifosi, è stato un grandissimo sia come calciatore 
				che come allenatore. Se la carriera in campo, dopo l'arrivo in 
				Italia nel 1949, la trascorse tutta con la maglia del Milan 
				formando l'eccezionale terzetto scandinavo Gre-No-Li insieme ai 
				compagni Green e Nordahl, i suoi successi in panchina furono sia 
				con i rossoneri che con la Roma. Ma nella sua carriera di 
				tecnico vanno ricordate anche le esperienze con Verona, Varese, 
				Monza e Fiorentina. 
				
				Giocando vinse con il Milan quattro scudetti e due coppe latine, 
				allenando altri due titoli di campione d'Italia e tre coppe 
				Italia. Il primo tricolore, ancora con il Milan, nel 1979, che 
				valse ai rossoneri la Stella; il secondo con la Roma di Falcao e 
				Bruno Conti nel 1983, fallendo però l'anno successivo la finale 
				di Coppa dei Campioni con il Liverpool.
Una carriera strepitosa la sua, ma 
				oltre che bravissimo Liedholm fu anche un personaggio 
				straordinario. Signorile, garbato, con un senso dell'umorismo 
				unico e lieve, ha riempito gli annali della Serie A con aneddoti 
				e leggende metropolitane. A renderlo indimenticabile anche un 
				accento nordico mai sparito del tutto, malgrado oltre secolo 
				trascorso in Italia, dove una volta lasciato il mondo del calcio 
				gestiva un'azienda vinicola a Cuccaro Monferrato. Ogni volta che 
				da allenatore giallorosso veniva intervistato dalle allora 
				ancora poco invadenti televisioni, "Il Barone" rispondeva 
				immancabilmente con lo stesso incipit: "Roma jogato bene...".
				
				
				Citatissimo, anche se probabilmente da verificare, l'episodio, 
				risalente alla sua carriera da giocatore, che vuole l'intero 
				stadio di San Siro applaudire a scena aperta il primo passaggio 
				sbagliato dopo un'interminabile serie di partite giocate senza 
				commettere neppure un errore. 
				
				Celebre era anche la sua scaramanzia e l'amore per lo zodiaco, e 
				qui gli aneddoti si sprecano davvero. Le sue tasche, hanno 
				raccontato in molti, traboccavano di corni, polveri magiche e 
				zampe di gallina. Allo stesso modo la Roma sarebbe andata spesso 
				in "pellegrinaggio" a Busto Arsizio, dove risiedeva il 
				mago-astrologo Maggi, che pare gli abbia anche predetto la 
				sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro il 
				Liverpool. 
				
				Ma ricordare solo gli aspetti folcloristici sarebbe riduttivo. 
				Se Liedholm fu un grande in campo giocando un calcio oggi 
				difficilmente comprensibile, fatto di lentezza e virtuosismi, 
				forse ancora più importante è il segno lasciato in panchina. Fu 
				uno dei primi a introdurre in Italia il gioco a zona, 
				attirandosi all'inizio aspre critiche, poi spazzate via dalle 
				splendide prestazioni della Roma di metà anni '80. Il gioco a 
				zona, e cioè la marcatura non fissa sull'attaccante, fu 
				osteggiata dagli italianisti come Gianni Brera, che pure lo 
				apprezzava. Fu una piccola guerra di religione, che divise il 
				calcio negli anni '80. 
				
				A Liedholm si deve inoltre anche il lancio in Serie A di un 
				giovanissimo Carlo Ancelotti, appena prelevato dal Parma, e la 
				consacrazione di Bruno Conti nell'Olimpo dei migliori giocatori 
				italiani di tutti i tempi. 
				
				IL RICORDO DI EX GIOCATORI 
				E ALTRI PERSONAGGI DEL MONDO DEL CALCIO 
				
				
				* Il dolore provocato 
				dalla notizia della scomparsa di Nils Liedholm ha scosso tutta 
				la famiglia della Roma, perché la traccia lasciata a Trigoria 
				dal tecnico svedese è ancora viva e presente. Liedholm ha 
				portato nel nostro club una cultura, un modo di interpretare il 
				calcio, la voglia di distinguersi attraverso la zona, lo 
				spettacolo. E' stato il primo a pretendere un cambio di 
				mentalità nel Paese del catenaccio e della speculazione tattica. 
				La Roma degli anni ottanta, la sua Roma, ha creato le basi per 
				una crescita decisiva e ha dettato l'impronta che ancora oggi 
				porta la nostra squadra a cercare i risultati secondo una logica 
				che sposa un calcio positivo e spettacolare. Io ho tifato per 
				Liedholm e ho voluto Nils al mio fianco, perché sapevo di poter 
				sfruttare in pieno questo esempio, nella linea di una continuità 
				che ritenevo necessaria per arrivare al successo nel rispetto di 
				una tradizione. L'unica consolazione, in un momento del genere, 
				è rappresentata dalla certezza che Nils resterà vivo per tutti i 
				romanisti come simbolo vincente e unico. La Roma, con lui, vinse 
				il titolo italiano, giocando un calcio di alto livello tecnico. 
				Quella Roma entrò nell'elite del calcio europeo. Liedholm è 
				nella storia del calcio e nella nostra storia, per sempre.
				(Franco Sensi)
				* Non posso credere che non ci sia più l'uomo per il quale ho 
				cominciato a sentirmi orgogliosa di essere romanista. Avevo 
				sette anni, forse sei, era l'epoca dei primi passi di Nils con 
				la Roma e già la squadra veniva portata ad esempio per la 
				qualità del suo gioco. Sono cresciuta frequentando l'Olimpico 
				con mio padre, mia madre e le mie sorelle, trepidando per quella 
				squadra fino a vederla campione d'Italia. Sono i ricordi 
				centrali nella memoria di una tifosa che non potrà mai scordare 
				un'epoca così significativa e importante. Poi, da consigliere 
				della Roma, ho ritrovato Nils al mio fianco, consigliere voluto 
				da mio padre e mio primo esempio o riferimento. Oggi per la Roma 
				è un giorno di grande tristezza, un pezzo della nostra storia 
				diventa, purtroppo, solo un meraviglioso ricordo. 
				(Rosella Sensi) 
				* Nils Liedholm è stato un protagonista assoluto del calcio 
				mondiale. Con lui se ne va uno stile professionale unico fatto 
				di semplicità, umanità e grande carisma. E' una persona che ho 
				ammirato profondamente. 
				(Luciano Spalletti)
				* Dopo il Presidente e il Capitano è scomparso anche 
				l'Allenatore del penultimo scudetto. L'ho incontrato e 
				conosciuto e ho potuto apprezzare una persona di grande ironia 
				ed umanità. Una perdita grandissima per il calcio e per la Roma.
				(Francesco Totti)
				* Lavorare con il Barone era 
				un paradiso. Lascia tra noi romanisti un grandissimo vuoto.
				(Giorgio Rossi) 
				* Gli devo la carriera da 
				calciatore e la mia formazione umana. Nils Liedholm è stato la 
				mia vita calcistica e umana. È l'allenatore con cui ho iniziato 
				ed esordito ed è stata la persona che mi ha insegnato 
				l'importanza del lavoro e al contempo del sapersi prendere in 
				giro e sdrammatizzare. Gli devo la carriera da calciatore e la 
				mia formazione umana. (Bruno 
				Conti)
				* A Nils Liedholm devo tanto, mi ha cresciuto da bambino. E' 
				morto un altro papà per me. 
				(Aldo Maldera)
				* Spero soltanto che il Barone 
				sia morto in pace. Non era un grande comunicatore, a lui bastava 
				uno sguardo per farti capire una cosa. Proteggeva sempre i suoi 
				giocatori, con lui migliorava anche uno scarso. 
				(Francesco Graziani)
				* Io avevo un grande rapporto 
				con Liedholm: molto dicono che fossi il suo preferito. Era vero. 
				Non so dire il perché, magari gli andavo a genio per il 
				carattere. (Roberto Pruzzo)
				* E' un momento di grande 
				tristezza e non solo per chi, come me, ha avuto la fortuna di 
				lavorare con un uomo come Liedholm. Anche se era una notizia che 
				purtroppo ci aspettavamo, oggi è una giornata triste per tutti. (Sebino 
				Nela)
				* Sono molto legato a lui, per 
				me era un gran maestro. Era una persona simpatica, ironica e 
				sapeva sdrammatizzare in tutte le situazioni. Sono tanti gli 
				episodi che mi legano a lui, non ce n'è uno in particolare. Cosa 
				mi disse quando sbagliai un passaggio al mio esordio? Niente in 
				particolare, capì il mio momento, lui non era un tipo che 
				parlava molto con i giocatori. 
				(Giuseppe Giannini)
				* Gente come lui non dovrebbe 
				sparire mai. È stato un padre per me, era uno che sapeva voler 
				bene al naturale, con altruismo quante cose mi ha insegnato... 
				Quando andai via da Roma gli regalai la mia maglietta numero 5 
				con questa dedica 'la do a lei perchè è stato lei a darla a me 
				facendomi diventare quello che sono. So dal figlio Carlo che 
				l'ha conservata come un oracolo, come una delle cose più belle 
				della sua storia. Insomma, gli devo molto.
				(Paulo Roberto Falcao) 
				* Non è retorica, ma per la 
				famiglia Viola l'incontro con Nils ha significato una crescita 
				decisiva: abbiamo veramente avuto la fortuna di incontrarlo. 
				Tutti quelli che lo hanno conosciuto sono cresciuti con lui, la 
				sua capacità di sdrammatizzare, di pensare ad un calcio più 
				bello e credibile restano immagini forti. I ricordi sono tanti, 
				ma quello che mi è più caro è il profondo rispetto che tutti 
				avevano per lui.  (Riccardo Viola)
 
				* Per me è stato un grande maestro e non potevo trovare 
				miglior persona per cominciare la carriera da calciatore. Lo 
				ricordo con affetto e ironia, come del resto è stata tutta la 
				sua vita, se in questo calcio ci fossero tanti Liedholm, sarebbe 
				un calcio migliore. (Carlo 
				Ancelotti) 
				* Sono tanti i ricordi del 
				mister che porto nel cuore. Mi ha dato tanto. Tantissimo. Mi ha 
				permesso di conquistare uno scudetto, di raggiungere una finale 
				di Coppa dei Campioni, di arrivare alla Nazionale. Lo 
				ringrazierò sempre per la fiducia che riposto in me. Un ricordo 
				particolare? Il modo con cui parlava alla squadra. Riusciva a 
				farti sentire libero. Riusciva a trasmetterti la gioia e il 
				divertimento per il calcio, ma anche il rispetto per 
				l'avversario e per il prossimo. Questo è il massimo insegnamento 
				che un calciatore può ricevere. 
				(Ubaldo Righetti)
				* Buon viaggio maestro. Se ne 
				va un grandissimo allenatore, uno che ti insegnava tanto anche 
				dal punto di vista tecnico. Sono sicuro che a lui sarebbe 
				piaciuto essere ricordato col sorriso.
				(Giancarlo De Sisti)
 
Addio Barone!
D.C.